I nostri politici son senza ritegno! “Vitalizi dei parlamentari, protesta bipartisan L’idea: dimissioni prima che cambino le regole”

In questo periodo di crisi e difficoltà per la maggior parte degli italiani, mentre migliaia di italiani lottano per tutelare e preservare il loro posto di lavoro, i nostri politici che fanno? Cercano soluzioni per risollevarci dall’abisso in cui ci hanno portati?

_

Macchè… la loro giornata “lavorativa” scorre nella lotta alla difesa dei loro diritti e interessi.

_

Leggendo il Corriere stamane si trovano dichiarazioni di alcuni esponenti politici che si lamentano per la difesa del loro diritto ad una pensione per il servigio dato al nostro Stato. Senza entrare nel merito sulla legittimità del provvedimento, senza disquisire sulla qualità del “lavoro teorico” che questi personaggi SENZA RITEGNO paventano di aver svolto nell’interesse dello Stato e teoricamente nostro, mi fa letteralmente ribrezzo leggere che questi approfittatori, con le luci della ribalta orientate sul nuovo Premier Monti, litigano sul diritto acquisito o meno di ricevere un VITALIZIO! Questi sono personaggi VERGOGNOSI! Credo sia giusto dar risalto a questo articolo che segue, tratto dal Corriere della Sera Online.

_

Ognuno di noi tragga le proprie conclusioni; spero che questo SCHIFO risvegli le nostre coscienze e ci spinga a riappropriarci delle NOSTRE istituzioni.

_

ROMA – «A me della pensione non frega niente, ma l’operazione deve iniziare dal 1945, perché chi propone i tagli è in Parlamento da decenni…». Contro il taglio dei vitalizi è rivolta bipartisan e, alla buvette di Montecitorio, Massimo Calearo dà voce alla rabbia dei colleghi. Ma intanto l’onorevole Antonio Borghesi dell’Idv lancia un sasso nelle acque già agitate della polemica: «Più che una mannaia questa riforma è un temperino, che nell’immediato rischia di costare più di prima ai contribuenti». Sì, perché dai calcoli del vice capogruppo dipietrista la quota di contributi a carico della Camera costerà qualcosa come 25 milioni l’anno «a carico del Parlamento».

La sforbiciata non è ancora deliberata, ma la Casta protesta. I più furiosi contro la decisione di Fini e Schifani di alzare l’età pensionabile e passare al sistema contributivo, sono quei parlamentari che hanno digerito a fatica l’arrivo del governo tecnico. E dunque ex An ed ex forzisti della prima ora. Ma anche i democratici sono in subbuglio, tanto che Dario Franceschini stoppa la tentazione di chi medita di dimettersi per non rinviare la pensione: «Se qualcuno pensa di ricorrere a una furbizia del genere, basta che l’Aula gli respinga le dimissioni».

Eppure il tema dell’addio di massa dal Parlamento ha tenuto banco per tutto il giorno, tra Camera e Senato. Renzo Lusetti, ex pd ora nell’Udc: «Non lo farò, ma a me, che ho 53 anni, converrebbe lasciare lo scranno oggi stesso, altrimenti il vitalizio lo prenderò a 60 anni». Molti studiano il modo di presentare ricorso e secondo il questore Antonio Mazzocchi, avvocato e deputato del Pdl, con buone speranze di spuntarla: «Se le regole cambiano in corsa e un deputato fa causa allo Stato, credo che possa vincere». Alle 11,30 la questione verrà discussa in un vertice tra i questori e i rappresentanti dei partiti, deputati esperti di previdenza come Cazzola (Pdl), Gnecchi (Pd) e Galletti (Udc). Sarà battaglia, c’è da giurarci. «Mazzocchi parla a titolo personale – prende le distanze il questore Gabriele Albonetti, del Pd -. Alla riunione con Fini, Schifani e il ministro Fornero, anche lui ha dato il suo assenso. L’innalzamento dell’età e il contributivo sono decisioni prese e indietro non si torna».

Alessandra Mussolini, del Pdl, è pronta ai sacrifici, se prima però i membri del governo Monti «forniscono informazioni sui loro conflitti di interessi». Francesco Boccia, del Pd, si scaglia contro le «discriminazioni» dei più giovani: «Siamo furibondi. Fini e Schifani non pensino di fare questa operazione sulla testa delle nuove generazioni». Sono in ansia i deputati di lungo corso e lo sono soprattutto i nuovi eletti, perché con il contributivo il loro vitalizio è destinato a ridursi. Mario Pepe, ex Popolo e territorio, è fuori di sé: «Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il Parlamento schiavo dei poteri forti». Alla fame, onorevole? «Sì, perché se a uno come Bertinotti gli togliete il vitalizio, cosa gli resta?». Parole grosse, che però rendono il clima. Al Senato c’è una fronda di irriducibili. Una riunione dei capigruppo che doveva finire a tempo di record è durata due ore e mezzo, perché gli animi erano arroventati per via dei vitalizi. Luigi Lusi, del Pd, è intervenuto contro la «giungla previdenziale» e ha proposto la creazione di un apposito fondo, che riguardi «tutti gli organi costituzionali». Oltre ai parlamentari, quindi, anche i ministri e i sottosegretari. [Articolo di Monica Guerzoni]

 

Fonte: http://www.corriere.it/politica/11_dicembre_01/vitalizi-protesta-bipartisan_39e7141a-1be4-11e1-8ed7-30f7808a816f.shtml

parlamento

print