MPS: Il bancomat della politica

Rocca Salimbeni

Il Monte dei Paschi è, per dimensioni, la terza banca italiana, dopo  Unicredit e Intesa San Paolo. La banca più vecchia d'Italia, ma forse del mondo, vede oggi, dopo più di cinquecento anni di onorata "carriera", la propria reputazione messa gravemente a repentaglio.

 
La Banca è sempre stata considerata vicina alla "sinistra" italiana, intesa come parte politica. L'azionista di riferimento della banca, nonché azionista di maggioranza, è sempre stata la Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
 
Le nomine della fondazione sono, a grande maggioranza, di tipo politico. Nella deputazione generale, 8 vengono nominati dal Comune di Siena, cinque dalla Provincia di Siena, e uno dalla Regione Toscana, uno dall'Università di Siena e uno dall'arcidiocesi di Siena.
 
La Fondazione a sua volta, nomina gli uomini chiave, e la maggioranza, del Consiglio di Amministrazione della Banca MPS e del Collegio Sindacale.
 
E' evidente quindi la commistione esistente a Rocca Salimbeni. Negli anni  l'istituto di credito non ha mai potuto esimersi dal sottostare a indicazioni (anche) di tipo politico; non solo  quindi di convenienza economica.
 
Gli ultimi avvenimenti tuttavia evidenziano come, l'ingerenza della politica, abbia portato a scelte estreme ed errate. 
E' evidente come l'acquisto di Antonveneta fu fatto con una leggerezza disarmante; l'acquisto fu' fatto "per cassa", la superficialità con la quale fu' approcciata l'operazione, sta facendo iniziare a "pagare", oggi, il conto agli azionisti, ma anche e sopratutto ai dipendenti della banca – o delle banche se consideriamo anche Antonveneta oggi confluita in Mps -.  
 

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Regione Lombardia – Stiamo Arrivando

consiglio-regionale2

Le elezioni Regionali in Lombardia sono alle porte.

Prima di lasciare il Nuovo Palazzo della Regione, Formigoni, e la sua combricola, hanno approvato la nuova legge elettorale che, oltre a togliere il famoso “listino bloccato” – quello per intenderci che ha permesso alla super qualificata Minetti di sedersi a decidere delle sorti della nostra regione – hanno previsto, per i gruppi già presenti in consiglio comunale, la deroga alla legge del 1968 che imponeva la raccolta delle firme per la presentazione delle liste.

Sfortuna vuole che a non rientrare in questa ristretta cerchia, tra le maggiori forze politiche attuali, fosse solo il Movimento 5 Stelle. Questo significa che saremo gli unici a dover raccogliere le firme per la presentazione delle liste per le votazioni regionali.

La domanda che sorge spontanea è… Ai gruppi già presenti in Consiglio Regionale basteranno le firme false raccolte nel 2010?

Del resto, l’ultima “legislatura” lombarda, chiusa con un elevato numero di indagati nel Consiglio, rigorosamente bi/tri partisan (con i vari Penati, Boni, Zambetti) era iniziata con una vicenda giudiziaria connessa alle presunte irregolarità delle firme raccolte per il famigerato “listino bloccato”; passando poi per l’avvicendamento in consiglio tra Pozzi e la Camillo a seguito di risvolti giudiziari.

Pensano di bloccarci? Noi saremo nelle piazze, nelle strade, nonostante l’inverno alle porte per raccogliere, non solo le firme necessarie, ma anche il malcontento dei cittadini e le loro proposte! Il nostro sarà un cambiamento radicale.

Saranno i cittadini, per tramite dei nostri portavoce, a riappropriassi delle nostre istituzioni regionali.

Abbiamo iniziato la raccolta candidature per le liste provinciali; nello specifico qui per Milano.

Noi ci saremo. Ci vediamo in Consiglio Regionale… sarà un PIACERE!

Equitalia? Si condanni la violenza, ma….

E’ nata una polemica sterile e molto fumosa dalle dichiarazioni di Grillo in merito ad Equitalia.

Di certo non si può che non condannare il susseguirsi di atti di violenza nei confronti di Equitalia.  Gli atti di violenza son sempre da condannare, non è quella la strada da percorrere.

Al contempo però il “modus operandi” di Equitalia lascia davvero sbigottiti. Il fine di base di questa società di proprietà dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps è indubbiamente meritevole.  Ha lo scopo di “contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all’efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente”. In parole povere è il braccio operativo della riscossione del nostro Stato.

Il suo approccio “forte” risponde, al meno in teoria, alla necessità di “produrre un forte effetto di deterrenza all’evasione”.

 

Ma è questo il modo di operare corretto?  Equitalia arriva sui contribuenti, neppure fosse la Gestapo tedesca.

Per importi anche irrisori pignora beni e immobili. Per ogni giorno di ritardo o errato pagamento scattano sanzioni e more. Una sorta di terrorismo fiscale.  Tra gli imprenditori e nelle aziende vige il terrore dell’arrivo di qualche raccomandata di Equitalia.  Per debiti da 15.000 € vengono messi all’asta interi immobili.

Scambi di persona o notifiche mai spedite… Esistono situazioni limite come quelle raccontati dal sito Lettera 43; il caso della signora Maria Lidia Picchiri, titolare di un’azienda consorziata con l’Aci di Cagliari: da una busta Equitalia ha appreso che  per un debito di 5 centesimi del 2009 doveva pagare 62,03 euro, cioè il 1240% in più. Altro caso è la storia di Nunzio; autista da una vita, aveva accumulato multe per 4.500 euro: «Il mio titolare non si è curato di pagarle e l’importo dovuto a Equitalia è cresciuto fino a 19.500 euro. Ebbene, per questa cifra mi è stata portata via una casa da 300mila euro». Forse casi limite, ma emblematici.

D’accordo la guerra all’evasione fiscale, ma questa diventa polizia fiscale. Demonizzare l’evasione fiscale quale causa di tutti i mali sta creando questo genere di malumori. Non sono gli esattori, dipendenti di Equitalia, il “male”; in linea di principio i cittadini son favorevoli all’esistenza ed al funzionamento di Equitalia, ma al contempo forse è il caso di rivederne l’operatività.

Questo sopratutto in un ottica democratica. Perchè?

Equitalia è un emanazione statale,  richiede sanzioni e more quasi a livelli usurai per ritardi; ma lo Stato invece quando deve pagare come si comporta? E’ pazzesco vedere che il peggior pagatore a livello nazionale è il nostro Stato. Lo Stato paga perennemente in ritardo. Basterebbe che lo Stato iniziasse a pagare i propri debiti nei confronti delle aziende private per dare un minimo impulso alla nostra Economia. Altro che “manovre per la crescita”!

Come può il nostro Stato essere così iniquo? Quando si tratta di pagare bisogna aspettare anni, quando si tratta di incassare pretende sanzioni e interessi per ogni giorno di ritardo.

Questo non è lo stato che vogliamo!

Se si aggiunge a questo il fatto che la tecnica usata dal nostro sistema fiscale di esattoria è quella di sparare nel mucchio, il risultato non è confortante; si parte dal presupposto che tutti evadono e si fanno partire le famose “cartelle pazze”, ovvero cartelle esattoriali non fondate, che mettono il contribuente in condizione di dover fare salti mortali, passando da un ufficio pubblico ad un altro per farsi sgravare da richieste prive di fondamento. E’ sufficiente vedere che solo il 10,4% dell’accertato viene incassato; notevolmente inferiore rispetto al 94% degli Stati Uniti, al 91% della Gran Bretagna e all’87% della Francia.

Questo sistema disincentiva gli investimenti in Italia. Quale società straniera nel futuro avrà interessare ad investire in uno stato in cui vige una caccia all’evasore fiscale,  dove l’iniquità di trattamento tra stato e privati è così evidenziato, e dove la giustizia lavora ad una velocità da lumaca?

Stiamo ingolfando il nostro stato, rendendolo sempre più pieno di burocrazia! Non si può chiedere alle aziende di non licenziare il personale, di investire in Italia senza avere un complesso legislativo adeguato.

E in tutto ciò cosa fa’ la nostra classe politica? Si preoccupa delle cene di San Silvestro del Primo Ministro, quando fino al giorno prima nicchiava sui Bunga Bunga e accettava la storiella che la famosa “Ruby rubacuori” fosse la nipote di Mubarak.  Del resto lo hanno votato in parlamento… e come si usa dire… carta canta!

 

equitalia

La caccia alle streghe è davvero la priorità?

Il “giretto” fatto dalla Guardia di Finanza a Cortina il giorno di San Silvestro tiene banco su tutti i quotidiani.

Pare si tratti della caccia alle streghe.

L’evasione fiscale è certamente da combattere. Le indicazioni che provengono dai controlli della GdF a Cortina non suoneranno nuovi a nessuno, e le indagini dell”Agenzia delle Entrate faranno il loro corso nei tempi e nei modi debiti.

Non si pensi però che gli evasori esistano solo in Italia.  (http://disincantato.wordpress.com/2011/11/09/riflessioni-sulla-guerra-contro-i-mulini-a-vento-dellevasione-fiscale/)

Questa non è di certo una giustificazione, ma non son certo questa “caccia” sia la nostra priorità. Di tasse gli italiani ne pagano fin troppe per i servizi che hanno. Nel tempo è giusto e fondamentale lavorare affinché i singoli cittadini paghino le tasse dovute in base all’accertata capacità contributiva.

 

Da questa caccia serrata deriva però una riflessione.  E’ giusto soltanto demonizzare questi fantomatici ed ipotetici evasori? Perchè i giornali, che vengono mantenuti dai rimborsi pubblici, non iniziano a pubblicare articoli nei quali si parla del più grosso debitore italiano nei confronti delle nostre aziende… lo STATO???

Se lo Stato iniziasse a pagare nei tempi stabiliti dalla legge i propri fornitori si riuscirebbe a far ripartire l’economia almeno in parte. Per incassare pagamenti dallo Stato parecchie aziende si trovano ad aspettare anche più di un anno! Follia!

In compenso quando c’è da pagare le imposte lo Stato è velocissimo a incassare, e sopratutto diventa molto oneroso per il cittadino e le aziende sgarrare anche solo di un giorno. Lo Stato dovrebbe tutelare il cittadino, non fregarlo e spremerlo. Dove finiscono tutti i nostri soldi “pubblici”??? Dove finiscono le nostre tasse????

A sentire la Corte dei Conti (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/04/nord-litalia-corrotti-labitudine-alla-mazzetta-salire-spread/181606/) 60 MILIARDI ALL’ANNO si sprecano per via della corruzione!

 

Il problema è la gestione del nostro Stato e la nostra classe politica! E’ partendo da quella che si possono risollevare le cose! Alzare le tasse è il modo più veloce per far risultare maggiori incassi prospettici, ed al contempo è la strada più veloce da percorrere, la più facile! Ma dove ci porterà??? Ci saranno soldi da destinare alle ricoperture dei debiti statali, ma senza alcun intervento sugli sprechi e sullo sperpero di denaro pubblico a tutti i livelli!

Basta mettere le mani nelle nostre tasche. E’ il caso di tagliare costi e sprechi, e non di chiedere ancora denaro!

gdf

I nostri politici son senza ritegno! “Vitalizi dei parlamentari, protesta bipartisan L’idea: dimissioni prima che cambino le regole”

In questo periodo di crisi e difficoltà per la maggior parte degli italiani, mentre migliaia di italiani lottano per tutelare e preservare il loro posto di lavoro, i nostri politici che fanno? Cercano soluzioni per risollevarci dall’abisso in cui ci hanno portati?

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Macchè… la loro giornata “lavorativa” scorre nella lotta alla difesa dei loro diritti e interessi.

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Leggendo il Corriere stamane si trovano dichiarazioni di alcuni esponenti politici che si lamentano per la difesa del loro diritto ad una pensione per il servigio dato al nostro Stato. Senza entrare nel merito sulla legittimità del provvedimento, senza disquisire sulla qualità del “lavoro teorico” che questi personaggi SENZA RITEGNO paventano di aver svolto nell’interesse dello Stato e teoricamente nostro, mi fa letteralmente ribrezzo leggere che questi approfittatori, con le luci della ribalta orientate sul nuovo Premier Monti, litigano sul diritto acquisito o meno di ricevere un VITALIZIO! Questi sono personaggi VERGOGNOSI! Credo sia giusto dar risalto a questo articolo che segue, tratto dal Corriere della Sera Online.

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Ognuno di noi tragga le proprie conclusioni; spero che questo SCHIFO risvegli le nostre coscienze e ci spinga a riappropriarci delle NOSTRE istituzioni.

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ROMA – «A me della pensione non frega niente, ma l’operazione deve iniziare dal 1945, perché chi propone i tagli è in Parlamento da decenni…». Contro il taglio dei vitalizi è rivolta bipartisan e, alla buvette di Montecitorio, Massimo Calearo dà voce alla rabbia dei colleghi. Ma intanto l’onorevole Antonio Borghesi dell’Idv lancia un sasso nelle acque già agitate della polemica: «Più che una mannaia questa riforma è un temperino, che nell’immediato rischia di costare più di prima ai contribuenti». Sì, perché dai calcoli del vice capogruppo dipietrista la quota di contributi a carico della Camera costerà qualcosa come 25 milioni l’anno «a carico del Parlamento».

La sforbiciata non è ancora deliberata, ma la Casta protesta. I più furiosi contro la decisione di Fini e Schifani di alzare l’età pensionabile e passare al sistema contributivo, sono quei parlamentari che hanno digerito a fatica l’arrivo del governo tecnico. E dunque ex An ed ex forzisti della prima ora. Ma anche i democratici sono in subbuglio, tanto che Dario Franceschini stoppa la tentazione di chi medita di dimettersi per non rinviare la pensione: «Se qualcuno pensa di ricorrere a una furbizia del genere, basta che l’Aula gli respinga le dimissioni».

Eppure il tema dell’addio di massa dal Parlamento ha tenuto banco per tutto il giorno, tra Camera e Senato. Renzo Lusetti, ex pd ora nell’Udc: «Non lo farò, ma a me, che ho 53 anni, converrebbe lasciare lo scranno oggi stesso, altrimenti il vitalizio lo prenderò a 60 anni». Molti studiano il modo di presentare ricorso e secondo il questore Antonio Mazzocchi, avvocato e deputato del Pdl, con buone speranze di spuntarla: «Se le regole cambiano in corsa e un deputato fa causa allo Stato, credo che possa vincere». Alle 11,30 la questione verrà discussa in un vertice tra i questori e i rappresentanti dei partiti, deputati esperti di previdenza come Cazzola (Pdl), Gnecchi (Pd) e Galletti (Udc). Sarà battaglia, c’è da giurarci. «Mazzocchi parla a titolo personale – prende le distanze il questore Gabriele Albonetti, del Pd -. Alla riunione con Fini, Schifani e il ministro Fornero, anche lui ha dato il suo assenso. L’innalzamento dell’età e il contributivo sono decisioni prese e indietro non si torna».

Alessandra Mussolini, del Pdl, è pronta ai sacrifici, se prima però i membri del governo Monti «forniscono informazioni sui loro conflitti di interessi». Francesco Boccia, del Pd, si scaglia contro le «discriminazioni» dei più giovani: «Siamo furibondi. Fini e Schifani non pensino di fare questa operazione sulla testa delle nuove generazioni». Sono in ansia i deputati di lungo corso e lo sono soprattutto i nuovi eletti, perché con il contributivo il loro vitalizio è destinato a ridursi. Mario Pepe, ex Popolo e territorio, è fuori di sé: «Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il Parlamento schiavo dei poteri forti». Alla fame, onorevole? «Sì, perché se a uno come Bertinotti gli togliete il vitalizio, cosa gli resta?». Parole grosse, che però rendono il clima. Al Senato c’è una fronda di irriducibili. Una riunione dei capigruppo che doveva finire a tempo di record è durata due ore e mezzo, perché gli animi erano arroventati per via dei vitalizi. Luigi Lusi, del Pd, è intervenuto contro la «giungla previdenziale» e ha proposto la creazione di un apposito fondo, che riguardi «tutti gli organi costituzionali». Oltre ai parlamentari, quindi, anche i ministri e i sottosegretari. [Articolo di Monica Guerzoni]

 

Fonte: http://www.corriere.it/politica/11_dicembre_01/vitalizi-protesta-bipartisan_39e7141a-1be4-11e1-8ed7-30f7808a816f.shtml

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