MPS: Il bancomat della politica

Rocca Salimbeni

Il Monte dei Paschi è, per dimensioni, la terza banca italiana, dopo  Unicredit e Intesa San Paolo. La banca più vecchia d'Italia, ma forse del mondo, vede oggi, dopo più di cinquecento anni di onorata "carriera", la propria reputazione messa gravemente a repentaglio.

 
La Banca è sempre stata considerata vicina alla "sinistra" italiana, intesa come parte politica. L'azionista di riferimento della banca, nonché azionista di maggioranza, è sempre stata la Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
 
Le nomine della fondazione sono, a grande maggioranza, di tipo politico. Nella deputazione generale, 8 vengono nominati dal Comune di Siena, cinque dalla Provincia di Siena, e uno dalla Regione Toscana, uno dall'Università di Siena e uno dall'arcidiocesi di Siena.
 
La Fondazione a sua volta, nomina gli uomini chiave, e la maggioranza, del Consiglio di Amministrazione della Banca MPS e del Collegio Sindacale.
 
E' evidente quindi la commistione esistente a Rocca Salimbeni. Negli anni  l'istituto di credito non ha mai potuto esimersi dal sottostare a indicazioni (anche) di tipo politico; non solo  quindi di convenienza economica.
 
Gli ultimi avvenimenti tuttavia evidenziano come, l'ingerenza della politica, abbia portato a scelte estreme ed errate. 
E' evidente come l'acquisto di Antonveneta fu fatto con una leggerezza disarmante; l'acquisto fu' fatto "per cassa", la superficialità con la quale fu' approcciata l'operazione, sta facendo iniziare a "pagare", oggi, il conto agli azionisti, ma anche e sopratutto ai dipendenti della banca – o delle banche se consideriamo anche Antonveneta oggi confluita in Mps -.  
 

Read More

Equitalia? Si condanni la violenza, ma….

E’ nata una polemica sterile e molto fumosa dalle dichiarazioni di Grillo in merito ad Equitalia.

Di certo non si può che non condannare il susseguirsi di atti di violenza nei confronti di Equitalia.  Gli atti di violenza son sempre da condannare, non è quella la strada da percorrere.

Al contempo però il “modus operandi” di Equitalia lascia davvero sbigottiti. Il fine di base di questa società di proprietà dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps è indubbiamente meritevole.  Ha lo scopo di “contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all’efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente”. In parole povere è il braccio operativo della riscossione del nostro Stato.

Il suo approccio “forte” risponde, al meno in teoria, alla necessità di “produrre un forte effetto di deterrenza all’evasione”.

 

Ma è questo il modo di operare corretto?  Equitalia arriva sui contribuenti, neppure fosse la Gestapo tedesca.

Per importi anche irrisori pignora beni e immobili. Per ogni giorno di ritardo o errato pagamento scattano sanzioni e more. Una sorta di terrorismo fiscale.  Tra gli imprenditori e nelle aziende vige il terrore dell’arrivo di qualche raccomandata di Equitalia.  Per debiti da 15.000 € vengono messi all’asta interi immobili.

Scambi di persona o notifiche mai spedite… Esistono situazioni limite come quelle raccontati dal sito Lettera 43; il caso della signora Maria Lidia Picchiri, titolare di un’azienda consorziata con l’Aci di Cagliari: da una busta Equitalia ha appreso che  per un debito di 5 centesimi del 2009 doveva pagare 62,03 euro, cioè il 1240% in più. Altro caso è la storia di Nunzio; autista da una vita, aveva accumulato multe per 4.500 euro: «Il mio titolare non si è curato di pagarle e l’importo dovuto a Equitalia è cresciuto fino a 19.500 euro. Ebbene, per questa cifra mi è stata portata via una casa da 300mila euro». Forse casi limite, ma emblematici.

D’accordo la guerra all’evasione fiscale, ma questa diventa polizia fiscale. Demonizzare l’evasione fiscale quale causa di tutti i mali sta creando questo genere di malumori. Non sono gli esattori, dipendenti di Equitalia, il “male”; in linea di principio i cittadini son favorevoli all’esistenza ed al funzionamento di Equitalia, ma al contempo forse è il caso di rivederne l’operatività.

Questo sopratutto in un ottica democratica. Perchè?

Equitalia è un emanazione statale,  richiede sanzioni e more quasi a livelli usurai per ritardi; ma lo Stato invece quando deve pagare come si comporta? E’ pazzesco vedere che il peggior pagatore a livello nazionale è il nostro Stato. Lo Stato paga perennemente in ritardo. Basterebbe che lo Stato iniziasse a pagare i propri debiti nei confronti delle aziende private per dare un minimo impulso alla nostra Economia. Altro che “manovre per la crescita”!

Come può il nostro Stato essere così iniquo? Quando si tratta di pagare bisogna aspettare anni, quando si tratta di incassare pretende sanzioni e interessi per ogni giorno di ritardo.

Questo non è lo stato che vogliamo!

Se si aggiunge a questo il fatto che la tecnica usata dal nostro sistema fiscale di esattoria è quella di sparare nel mucchio, il risultato non è confortante; si parte dal presupposto che tutti evadono e si fanno partire le famose “cartelle pazze”, ovvero cartelle esattoriali non fondate, che mettono il contribuente in condizione di dover fare salti mortali, passando da un ufficio pubblico ad un altro per farsi sgravare da richieste prive di fondamento. E’ sufficiente vedere che solo il 10,4% dell’accertato viene incassato; notevolmente inferiore rispetto al 94% degli Stati Uniti, al 91% della Gran Bretagna e all’87% della Francia.

Questo sistema disincentiva gli investimenti in Italia. Quale società straniera nel futuro avrà interessare ad investire in uno stato in cui vige una caccia all’evasore fiscale,  dove l’iniquità di trattamento tra stato e privati è così evidenziato, e dove la giustizia lavora ad una velocità da lumaca?

Stiamo ingolfando il nostro stato, rendendolo sempre più pieno di burocrazia! Non si può chiedere alle aziende di non licenziare il personale, di investire in Italia senza avere un complesso legislativo adeguato.

E in tutto ciò cosa fa’ la nostra classe politica? Si preoccupa delle cene di San Silvestro del Primo Ministro, quando fino al giorno prima nicchiava sui Bunga Bunga e accettava la storiella che la famosa “Ruby rubacuori” fosse la nipote di Mubarak.  Del resto lo hanno votato in parlamento… e come si usa dire… carta canta!

 

equitalia