No all’abolizione dei segretari comunali

Spett. le Associazione dei Segretari Comunali Vighenzi,

 

il contenimento della spesa pubblica attraverso l’eliminazione dei suoi molti sprechi rappresenta una delle urgenze che più hanno contribuito alla nascita del Movimento Cinque Stelle, nonché il tema su cui più mi sono impegnato in qualità di Consigliere di Regione Lombardia: dopo essermi dimezzato lo stipendio ho infatti strenuamente combattuto per intaccare i vitalizi degli ex-Consiglieri e per tenere sotto controllo, nella Commissione Bilancio, ogni voce di spesa del “Sistema regionale lombardo”.

Con l’auspicio che questa introduzione sia sufficiente a fugare il dubbio che la mia presa di posizione derivi da una propensione all’apologia dello status quo a vantaggio di una delle tante “caste” che ancora proliferano nel Paese, proseguo illustrando le ragioni su cui baso le mie convinzioni e che, fondamentalmente, attengono alla rilevanza della figura in questione, la quale svolge una miriade di funzioni che richiedono competenza e indipendenza: la prima assicurata da un selettivo concorso pubblico; la seconda da un rapporto di lavoro che s’instaura con lo Stato e che dovrebbe invece limitarsi a un rapporto di servizio con l’amministrazione controllata.

 

I segretari comunali sono – in estrema sintesi – un indispensabile presidio a tutela della legittimità dell’azione amministrativa degli enti locali, nonché delle prerogative delle minoranze: essi sono, in buona sostanza, i “notai” che affiancano Sindaci e Presidenti provinciali per assicurare che l’azione di quest’ultimi e delle loro maggioranze s’estrinsechi sempre nella consapevolezza dei limiti imposti dalla legge e, pertanto, che gli stessi soggetti non possano sfuggire a eventuali responsabilità derivanti dalle rispettive decisioni. Lungi dall’essere abolita questa figura dovrebbe dunque essere rafforzata, in particolare attraverso la soppressione dello spoil system introdotto con la riforma Bassanini (la quale, consentendo ai sindaci di nominare queste figure, di fatto crea un macroscopico conflitto d’interessi tra controllati e controllori).

 

È certo possibile – anzi doveroso – contenere la spesa pubblica degli enti locali, ma questo non può certo avvenire a spese dei necessari controlli di legittimità, specie quando risparmi incommensurabilmente maggiori potrebbero ottenersi, tanto per cominciare, dall’effettiva soppressione delle Province e dalla fusione di tanti piccoli Comuni che dovrebbero finalmente unirsi per erogare ai cittadini servizi in modo più efficiente e per ridurre la pletora di politicanti che vivono alle loro spalle.

 

Sottoscrivo dunque con piacere il vostro appello, auspicando che il Governo voglia compiere un passo indietro piuttosto che proseguire con l’ennesimo passo falso.

 

Milano, 8 Settembre 2014
Stefano Buffagni

print